Questa
è una storia tutta milanese. E' la storia di una città che, non
possedendo un fiume che ne modelli
fisionomia e storia, si è lasciata trasformare dai suoi canali
artificiali, i Navigli. Prima con la costruzione e l'ampliamento
di quella che fino a tutto il 1800 rappresentava un'importante
via di navigazione e trasporto, poi con la copertura di gran parte
delle vie d'acqua e infine con la trasformazione degli ultimi
decenni, che ha visto un intero quartiere trasformarsi nel luogo
più ricco di locali notturni.
Questa
storia ci è stata raccontata da Erminio Sada, uno dei tre figli
di Luciano ed Elda Sada, che ci ha messo a disposizione ritagli
di giornale e le foto dell'album di famiglia. Potete vedere le
riproduzioni ingrandite di queste e altre immagini su MuVi,
il Museo Virtuale della Lombardia
|
Prima
del proliferare di pub, ristoranti, paninerie, locali esotici e
tavolini all'aperto, la vita notturna della zona che si estende
fra Porta Ticinese, Porta Genova e i Navigli era animata dai residenti,
che si raccoglievano negli stessi locali a giocare a carte o a bocce,
davanti a una bottiglia di barbera. Tra la fine degli anni 60 e
i primi anni 70 la composizione del quartiere era essenzialmente
popolare: vi convivevano famiglie proletarie, artigiani e commercianti,
piccola malavita - la ligera - artisti e giovani che iniziavano
allora l'avventura politica che avrebbe segnato almeno due generazioni.
|
|
I
protagonisti di questa storia potrebbero essere i personaggi di
un film. Il loro spettacolo, a metà fra cabaret, varietà e teatro
di strada, è andato in scena ogni sera per 5 anni e il loro palcoscenico
era un vecchio caseggiato sulla riva del Naviglio Pavese, l'Osteria
della Briosca. L'edificio - in via Ascanio Sforza 27
- risale al 1600 e La Briosca era il nome della compagnia di navigazione
e trasporto che attraccava lì. Un'osteria vi esisteva già allora,
secondo Giuseppe Barigazzi che nel suo libro "Le osterie di Milano"
la nomina tra altre 65. |
Nel 1968 Luciano Sada rileva
il locale da una famiglia di Trani. Luciano Sada era per tutti
"Il Pinza", un soprannome
della cui origine si perdono le tracce. Veniva da una famiglia
di osti e aveva già avviato un'osteria al vecchio Gratosoglio,
raccogliendo un gruppo di amici che, come lui, amavano suonare
e cantare vecchie canzoni popolari, bere e divertirsi. Non era
raro trovarvi anche cantautori già famosi, come Maria Monti,
Nino Rossi, Marcello Minerbi dei "Los Marcellos Ferial". Il gruppo
lo seguì sui Navigli e la fama del locale di allargò
nel quartiere. Lo
spettacolo nasceva spontaneo ogni sera tra i tavoli di legno.
Luciano
Sada davanti al locale
|
Uno
dei numeri classici di Scapoccin era quello di buttarsi
in acqua vestito da donna o da prete.
|
Accompagnandosi
con piano e chitarra, il Pinza cantava attingendo da un repertorio
che andava indietro di un secolo; il cabaret era animato da personaggi
del quartiere: Cesarino Lamberti,
tassista, Bruno Scapoccin, fabbro,
Alberto Quacci, che aveva lavorato
nella compagnia di Wanda Osiris e per questo era detto "la
Wanda", il Rinone,
Mariett Bidell, Pelè,
Picaluga...
Poi
lo spettacolo usciva all'aperto, lungo le rive del Naviglio dove
navigavano gli incredibili trabiccoli costruiti da Scapoccin:
la balena, la bicicletta, la Balilla. Oltre a Cesarino, lo aiutavano
Luigi Orsano e Giorgio
Colnaghi, il vigile di quartiere, e tutti insieme si
erano dati il nome di "Pè vünc"
(i piedi sporchi).
|
Nel
retro, un cortile dove c'erano una lapide e un'urna, forse contenente
le ceneri di un soldato della guerra '15-18, e la bocciofila:
un campo da gioco "alla milanese", cioè con le corsie in diagonale,
separate da cunette.
Anche
la cantina era diventata una taverna e lì andavano i giovani del
nascente movimento studentesco: alla parete un manifesto di Mao-Ze-Dong
(allora si diceva Mao-Tse-Tung) che qualcuno aveva portato dalla
Cina.
|
La gestione del locale ricordava più quella di una festa in famiglia.
I tavoli erano in comune e il personale spesso avventizio, formato
da persone che erano appena uscite di galera o che si trovavano
senza lavoro e venivano accolte alla Briosca. La signora Elda
Bellini, moglie del Pinza, che si occupava della cucina
e faceva da factotum, era disposta a lasciare i fornelli in mano
a uno degli ospiti che si prestasse a cucinare per tutti. Accadeva
spesso, in quel periodo, che arrivassero esuli spagnoli e portoghesi
e molti di loro sono stati ospiti della famiglia del Pinza; fu così
che una sera Paco, un chitarrista
spagnolo di flamenco, preparò un'enorme paella per tutti.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
la
rivista di
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Dove
scorre il Naviglio
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Nino
Rossi al Tredici
|
Il
locale diventò ben presto un polo di attrazione per tutta Milano,
conosciuto anche all'estero, tanto che un giornale francese, Euro
Cinema, dice - esagerando - che vi si potevano trovare "celebrità
come Gassman, Mastroianni e nientemeno che Ursula Andress!"
Del
gruppo corale gli "Amis della Briosca"
si accorgono anche le edizioni musicali: prima la Italmusica
che nel 1968 fa incidere 16 canzoni a Luciano Sada per la bella
cifra di 35.000 lire e poi la Fonit Cetra,
che nel 1972 mette sotto contratto tutto il gruppo per un disco
di brani popolari, registrati dal vivo nelle cantine della Briosca.
|
Simbolo
di un'epoca, luogo di destini incrociati e crogiolo creativo di
musica e spettacolo, La Briosca fu insomma il ritrovo degli ultimi
cantastorie e una fucina d'idee da cui trassero ispirazione molti
artisti di cabaret. Fu qui che nacque anche il primo nucleo dell'ormai
famosa Festa dei Navigli.
Il Pinza e i suoi amici mettevano un tavolino e un grammofono
sul balconcino e da lì facevano spettacolo.
Nel
1973 arrivano le ruspe. Sono gli anni della speculazione edilizia
più spietata nella vecchia Milano; anni in cui, a forza di sfratti,
la composizione popolare di interi quartieri cambiò irrimediabilmente.
Ultimi a resistere nel vecchio edificio furono l'osteria e un'anziana
signora. Sada si trasferì al numero 13 e aprì un nuovo locale
che chiamò "al 13". Sull'insegna
si possono leggere 3 D e una C (Tre-Di-Ci). La vecchia insegna
della Briosca fu recuperata e collocata all'interno.
Alla
fine degli anni '70, però, l'ambiente non era più lo stesso: alla
malavita tradizionale, composta per lo più da piccoli ladri e
contrabbandieri, si era sostituito il giro più pesante della droga.
Il Pinza cedette il locale a una signora che aiutava in cucina
e si spostò un po' più in periferia, dove aprì un locale più piccolo,
"La Brioschina", ritrovo in
tarda serata di artisti di teatro e musicisti da piano-bar, che
si lanciavano spesso in jam-session spontanee.
|
Al
centro, Alberto Quacci, in arte "Wanda"
|
"Gli
amis de la Briosca" si videro ancora suonare in giro, soprattutto
a scopo benefico e alle feste di quartiere. Il Pinza venne insignito
dal Comune del titolo di "cittadino benemerito"; delle sue canzoni,
quella più nota, divenuta un pezzo forte della goliardia, è una
parodia di Montecarlo di Pino Calvi in chiave sboccata, "L'era
mai success".
|
Alberto
Quacci,
uno degli ultimi interpreti del mondo dell'operetta degli anni
'20 e '30, venne definito da Nino Rossi
"il cantastorie più illustre che la nostra città abbia mai avuto
dopo il Barbapedana e il Poiani". Ma, nonostante l'indubbio talento,
nessuno di loro divenne ricco e famoso e i loro nomi sono sconosciuti
ai più.
Quando
morì Luciano Sada, nel 1999, il comune proibì il corteo perché
si trattava di un funerale civile e non poteva concedere un percorso
più lungo di 300 metri. Da via Bertacchi si arrivava giusto in
Piazza XXIV maggio, un nodo troppo importante per il traffico,
ma altrettanto impossibile una conclusione davanti alla chiesa
di Sant'Eustorgio. Ci volle l'intervento del parroco e dei vigili
di zona per trovare un accordo.
Oggi,
al numero 13 spicca una nuova insegna "Osteria della Briosca",
ma non ha niente a che vedere con quella di un tempo. La Milano
dei cantastorie non esiste più, la vita notturna scorre ancora
lungo i Navigli, più ripuliti e dignitosi di allora come più ricchi
ed eleganti sono la maggior parte dei locali che vi si affacciano.
Ma sul fondo, dove tutto si accumula negli anni, rimangono tracce
di tutte le trasformazioni e, forse, altre se ne preparano...
La
Balilla di Scapuccin alla Darsena
|
Per
una storia dei Navigli in rete, vedi:
Il
Naviglio Grande
I
Navigli di Milano, viaggio in foto
"The
District of Leisure: Bars, Restaurants and Entrepreneurs of the
'Milanesi Navigli'"
saggio
in inglese sulla trasformazione del quartiere
Ancora
su MUVI, una mostra sui barconi
della Martesana
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Nessun commento:
Posta un commento