domenica 27 agosto 2017

Dove scorre il Naviglio


















Questa è una storia tutta milanese. E' la storia di una città che, non possedendo un fiume che ne modelli fisionomia e storia, si è lasciata trasformare dai suoi canali artificiali, i Navigli. Prima con la costruzione e l'ampliamento di quella che fino a tutto il 1800 rappresentava un'importante via di navigazione e trasporto, poi con la copertura di gran parte delle vie d'acqua e infine con la trasformazione degli ultimi decenni, che ha visto un intero quartiere trasformarsi nel luogo più ricco di locali notturni.
Questa storia ci è stata raccontata da Erminio Sada, uno dei tre figli di Luciano ed Elda Sada, che ci ha messo a disposizione ritagli di giornale e le foto dell'album di famiglia. Potete vedere le riproduzioni ingrandite di queste e altre immagini su MuVi, il Museo Virtuale della Lombardia
Prima del proliferare di pub, ristoranti, paninerie, locali esotici e tavolini all'aperto, la vita notturna della zona che si estende fra Porta Ticinese, Porta Genova e i Navigli era animata dai residenti, che si raccoglievano negli stessi locali a giocare a carte o a bocce, davanti a una bottiglia di barbera. Tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70 la composizione del quartiere era essenzialmente popolare: vi convivevano famiglie proletarie, artigiani e commercianti, piccola malavita - la ligera - artisti e giovani che iniziavano allora l'avventura politica che avrebbe segnato almeno due generazioni.
I protagonisti di questa storia potrebbero essere i personaggi di un film. Il loro spettacolo, a metà fra cabaret, varietà e teatro di strada, è andato in scena ogni sera per 5 anni e il loro palcoscenico era un vecchio caseggiato sulla riva del Naviglio Pavese, l'Osteria della Briosca. L'edificio - in via Ascanio Sforza 27 - risale al 1600 e La Briosca era il nome della compagnia di navigazione e trasporto che attraccava lì. Un'osteria vi esisteva già allora, secondo Giuseppe Barigazzi che nel suo libro "Le osterie di Milano" la nomina tra altre 65.

Nel 1968 Luciano Sada rileva il locale da una famiglia di Trani. Luciano Sada era per tutti "Il Pinza", un soprannome della cui origine si perdono le tracce. Veniva da una famiglia di osti e aveva già avviato un'osteria al vecchio Gratosoglio, raccogliendo un gruppo di amici che, come lui, amavano suonare e cantare vecchie canzoni popolari, bere e divertirsi. Non era raro trovarvi anche cantautori già famosi, come Maria Monti, Nino Rossi, Marcello Minerbi dei "Los Marcellos Ferial". Il gruppo lo seguì sui Navigli e la fama del locale di allargò nel quartiere.
Lo spettacolo nasceva spontaneo ogni sera tra i tavoli di legno.
Luciano Sada davanti al locale

Uno dei numeri classici di Scapoccin era quello di buttarsi in acqua vestito da donna o da prete.
Accompagnandosi con piano e chitarra, il Pinza cantava attingendo da un repertorio che andava indietro di un secolo; il cabaret era animato da personaggi del quartiere: Cesarino Lamberti, tassista, Bruno Scapoccin, fabbro, Alberto Quacci, che aveva lavorato nella compagnia di Wanda Osiris e per questo era detto "la Wanda", il Rinone, Mariett Bidell, Pelè, Picaluga... Poi lo spettacolo usciva all'aperto, lungo le rive del Naviglio dove navigavano gli incredibili trabiccoli costruiti da Scapoccin: la balena, la bicicletta, la Balilla. Oltre a Cesarino, lo aiutavano Luigi Orsano e Giorgio Colnaghi, il vigile di quartiere, e tutti insieme si erano dati il nome di "Pè vünc" (i piedi sporchi).
Nel retro, un cortile dove c'erano una lapide e un'urna, forse contenente le ceneri di un soldato della guerra '15-18, e la bocciofila: un campo da gioco "alla milanese", cioè con le corsie in diagonale, separate da cunette.
Anche la cantina era diventata una taverna e lì andavano i giovani del nascente movimento studentesco: alla parete un manifesto di Mao-Ze-Dong (allora si diceva Mao-Tse-Tung) che qualcuno aveva portato dalla Cina.

La gestione del locale ricordava più quella di una festa in famiglia. I tavoli erano in comune e il personale spesso avventizio, formato da persone che erano appena uscite di galera o che si trovavano senza lavoro e venivano accolte alla Briosca. La signora Elda Bellini, moglie del Pinza, che si occupava della cucina e faceva da factotum, era disposta a lasciare i fornelli in mano a uno degli ospiti che si prestasse a cucinare per tutti. Accadeva spesso, in quel periodo, che arrivassero esuli spagnoli e portoghesi e molti di loro sono stati ospiti della famiglia del Pinza; fu così che una sera Paco, un chitarrista spagnolo di flamenco, preparò un'enorme paella per tutti.















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Nino Rossi al Tredici
Il locale diventò ben presto un polo di attrazione per tutta Milano, conosciuto anche all'estero, tanto che un giornale francese, Euro Cinema, dice - esagerando - che vi si potevano trovare "celebrità come Gassman, Mastroianni e nientemeno che Ursula Andress!"
Del gruppo corale gli "Amis della Briosca" si accorgono anche le edizioni musicali: prima la Italmusica che nel 1968 fa incidere 16 canzoni a Luciano Sada per la bella cifra di 35.000 lire e poi la Fonit Cetra, che nel 1972 mette sotto contratto tutto il gruppo per un disco di brani popolari, registrati dal vivo nelle cantine della Briosca.


Simbolo di un'epoca, luogo di destini incrociati e crogiolo creativo di musica e spettacolo, La Briosca fu insomma il ritrovo degli ultimi cantastorie e una fucina d'idee da cui trassero ispirazione molti artisti di cabaret. Fu qui che nacque anche il primo nucleo dell'ormai famosa Festa dei Navigli. Il Pinza e i suoi amici mettevano un tavolino e un grammofono sul balconcino e da lì facevano spettacolo.
Nel 1973 arrivano le ruspe. Sono gli anni della speculazione edilizia più spietata nella vecchia Milano; anni in cui, a forza di sfratti, la composizione popolare di interi quartieri cambiò irrimediabilmente. Ultimi a resistere nel vecchio edificio furono l'osteria e un'anziana signora. Sada si trasferì al numero 13 e aprì un nuovo locale che chiamò "al 13". Sull'insegna si possono leggere 3 D e una C (Tre-Di-Ci). La vecchia insegna della Briosca fu recuperata e collocata all'interno.
Alla fine degli anni '70, però, l'ambiente non era più lo stesso: alla malavita tradizionale, composta per lo più da piccoli ladri e contrabbandieri, si era sostituito il giro più pesante della droga. Il Pinza cedette il locale a una signora che aiutava in cucina e si spostò un po' più in periferia, dove aprì un locale più piccolo, "La Brioschina", ritrovo in tarda serata di artisti di teatro e musicisti da piano-bar, che si lanciavano spesso in jam-session spontanee.

Al centro, Alberto Quacci, in arte "Wanda"
"Gli amis de la Briosca" si videro ancora suonare in giro, soprattutto a scopo benefico e alle feste di quartiere. Il Pinza venne insignito dal Comune del titolo di "cittadino benemerito"; delle sue canzoni, quella più nota, divenuta un pezzo forte della goliardia, è una parodia di Montecarlo di Pino Calvi in chiave sboccata, "L'era mai success".
Alberto Quacci, uno degli ultimi interpreti del mondo dell'operetta degli anni '20 e '30, venne definito da Nino Rossi "il cantastorie più illustre che la nostra città abbia mai avuto dopo il Barbapedana e il Poiani". Ma, nonostante l'indubbio talento, nessuno di loro divenne ricco e famoso e i loro nomi sono sconosciuti ai più.
Quando morì Luciano Sada, nel 1999, il comune proibì il corteo perché si trattava di un funerale civile e non poteva concedere un percorso più lungo di 300 metri. Da via Bertacchi si arrivava giusto in Piazza XXIV maggio, un nodo troppo importante per il traffico, ma altrettanto impossibile una conclusione davanti alla chiesa di Sant'Eustorgio. Ci volle l'intervento del parroco e dei vigili di zona per trovare un accordo.
Oggi, al numero 13 spicca una nuova insegna "Osteria della Briosca", ma non ha niente a che vedere con quella di un tempo. La Milano dei cantastorie non esiste più, la vita notturna scorre ancora lungo i Navigli, più ripuliti e dignitosi di allora come più ricchi ed eleganti sono la maggior parte dei locali che vi si affacciano. Ma sul fondo, dove tutto si accumula negli anni, rimangono tracce di tutte le trasformazioni e, forse, altre se ne preparano...
La Balilla di Scapuccin alla Darsena

Per una storia dei Navigli in rete, vedi:
Il Naviglio Grande
I Navigli di Milano, viaggio in foto
"The District of Leisure: Bars, Restaurants and Entrepreneurs of the 'Milanesi Navigli'"
saggio in inglese sulla trasformazione del quartiere
Ancora su MUVI, una mostra sui barconi della Martesana











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